SOS Patrimonio. Le Chiese di Pisa sono un bene storico e culturale oltre che religioso. Tutti dobbiamo attivarci per salvarle

Ed ecco l’ulteriore cattiva notizia. Anche la Chiesa di Santa Marta, pregevole chiesa di origine trecentesca giunta a noi nell’elegante aspetto datole dal restauro settecentesco, ha subito un crollo parziale del tetto, nonostante i recenti restauri.

Come non bastasse il salvataggio in extremis della Chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno, già monastero benedettino tra i maggiori e capolavoro del romanico pisano, la chiusura ormai da più di un lustro della grandiosa chiesa di San Francesco, dimenticata da tutti (anche dallo Stato che ne è proprietario dall’800), eppure luogo centrale della storia cittadina, da Fra Mansueto in poi, e capolavoro del genio di Giovanni di Simone; e ancora la chiesa di Sant’Antonio in Qualconia abbandonata, con il suo prezioso soffitto distrutto o finito chissà dove, versione preziosa in piccolo della grande Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri, anch’essa in cattive condizioni, con gravi infiltrazioni dal tetto.

Mappa della città storica di Pisa con evidenziate in Blu le chiese cittadine. La numerazione segue quella del testo di Franco Paliaga e Stefano REnzoni “Chiese di Pisa – guida alla conoscenza del patrimonio artistico”,II ed 1999, edizioni ETS

A prescindere dalla proprietà del bene (nel caso di San Paolo a Ripa d’Arno della Diocesi, nel caso di San Francesco dello Stato, nel caso di Sant’Antonio in Qualconia del Comune, etc..) – anzi non proprio a prescindere, perchè almeno la Diocesi, pur tra mille difficoltà economiche, riesce in qualche modo con l’aiuto della Fondazione Pisa e la Conferenza Episcopale a recuperare i beni – San Paolo-San Frediano-San Martino-, lo Stato latita assai invece apparentemente… – a prescindere comunque dalla titolarità esiste un problema di carattere generale: le chiese pisane sono spesso edifici monumentali, costosi da manutenere; la loro importanza storico-artistica è tale che senza di esse Pisa non varrebbe nulla, sarebbe una anonima città di provincia. Immaginabile Pisa senza la sua magnifica Piazza del Duomo? E poi senza San Piero a Grado, San Paolo a Ripa d’Arno, San Michele in Borgo, Santa Maria della Spina, San Pietro in Vinculis, San Frediano, San Sepolcro, Santa Caterina, San Zeno, San Francesco, Santo Stefano dei Cavalieri?.

Le chiese cittadine, in particolare quelle del X-XIV secolo, sono le testimonianze più preziose del periodo più importante della storia cittadina, quell’epoca della Repubblica Marinara che ha inventato uno stile architettonico poi portato in Toscana, Sardegna, Corsica, Puglia. I più grandi artisti che abbiamo avuto a Pisa (e che potremmo mai avere, data l’abissale differenza tra l’allora potenza economica e centralità culturale e la relativa modestia odierna di cittadina di provincia, per quanto dotata di università – anch’essa prezioso lascito del suo periodo d’oro) i più grandi artisti hanno lavorato le pietre, le campane, le porte, gli altari delle chiese pisane. Qui è rinata la scultura italiana, con Guglielmo, Biduino, Rainaldo, Buscheto prima e poi con Nicola, Giovanni, Andrea e Nino Pisani. Qui è passata la storia delle pittura italiana, dagli influssi bizantini a Cimabue e Giotto passando per Giunta Pisano ed il misterioso Maestro di San Martino. Qui è rinata l’architettura italiana dopo il X secolo, fondendo insieme la classicità romana con gli influssi arabi, armeni, normanni.

Orbene, tutta questa ricchezza è patrimonio di tutti. Ma per questo stesso motivo è onere di tutti la conservazione e tutela di questo patrimonio. Non possiamo lasciare da sola la Diocesi a salvare la nostra arte, la nostra storia, la nostra cultura. Si muova lo Stato (già, per San Francesco stiamo aspettando da troppo tempo ormai…). Si coordino anche gli enti e le associazioni cittadine per fare un piano generale sullo stato manutentivo delle chiese monumentali. Si pensi anche se necessario a creare un circuito turistico delle chiese maggiori che possa autosostentarsi economicamente e sostenere un minimo di spese di manutenzione ordinarie. Si destini una parte delle tasse di soggiorno o delle occupazioni di suolo pubblico per creare un fondo per la manutenzione di questi beni.


2 risposte a "SOS Patrimonio. Le Chiese di Pisa sono un bene storico e culturale oltre che religioso. Tutti dobbiamo attivarci per salvarle"

  1. Belle parole, ma se non si cerca il responsabile del degrado della chiesa di San Francesco e non si protesta in modo adeguato, a che servono? Rimane tutto come prima, cioè non si fa nulla. E anche le notifiche via mail sono inutili. Italia nostra non deve solo segnalare le cose che non vanno, ma anche fare.

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    1. Buonasera, cosa consiglia di fare? Il responsabile del degrado è il tempo, i responsabili della conservazione del nostro patrimonio siamo tutti noi, collettivamente. Italia Nostra ha investito tempo, ed energie per promuovere il recupero della chiesa di San Francesco di Pisa, per la quale senza di noi forse l’attenzione presso l’opinione pubblica sarebbe stata ancora più scarsa. Denaro no perchè la chiesa è dello Stato e non sono stati accettati anche quei modesti contributi che avremmo potuto dare. Ogni anno da 5 anni organizziamo eventi per fare conoscere aspetti poco noti di questa straordinaria chiesa, dei suoi geniali artefici e delle opere d’arte in essa contenute o per essa realizzate. Se però ci può consigliare strade alternative gliene saremo grati.

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